Calcoli biliari: sintomi, cause e trattamento

Rapida introduzione ai nostri temi
I calcoli biliari sono depositi di bile che si formano nella cistifellea o nei dotti biliari. Possono causare dolori crampiformi (chiamati anche coliche) nella parte superiore dell'addome e variazioni di colore di urine e feci. Il dolore può essere trattato con farmaci o, in alternativa, i calcoli biliari possono essere rimossi chirurgicamente. In alcuni casi, per alleviare i sintomi, viene rimossa l'intera cistifellea. Le donne di età superiore ai 40 anni ne sono spesso colpite, laddove l'obesità e la predisposizione familiare sono fattori di rischio generali.
Cosa sono i calcoli biliari?
La colecisti è un organo che si trova a lato del fegato e immagazzina la bile prodotta dal fegato, la quale è importante per una buona digestione dei grassi nell'intestino. Tuttavia, se essa si differenzia dalla sua composizione tipica, può addensarsi e indurirsi in calcoli biliari, che si depositano nell'organo. I calcoli biliari sono piuttosto comuni, ma le donne ne sono colpite un po' più spesso degli uomini; si pensa che il motivo sia da ricercare negli ormoni sessuali femminili.
I calcoli biliari sono caratterizzati in base alla loro posizione e composizione: alcuni di essi si depositano nella colecisti (calcoli alla colecisti), altri si sviluppano nei dotti biliari (litiasi biliare). I calcoli del dotto biliare sono meno frequenti di quelli della cistifellea. Si fa anche una distinzione tra la durezza dei calcoli e questo fattore è spesso legato alle sostanze di cui sono composti i calcoli biliari: un elevato contenuto di colesterolo è spesso alla fonte di calcoli biliari molto duri. I calcoli biliari possono avere dimensioni fino a diversi centimetri e spesso sono presenti più di uno accanto all'altro.
Quali sono i sintomi tipici per i calcoli biliari?
Non sempre dei sintomi segnalano la presenza di calcoli biliari, che talvolta rimangono quindi inosservati. Circa il 25% di tutte le persone con calcoli alla cistifellea sviluppa sintomi e il più comune fra di essi è il dolore addominale. Vengono descritti dolori crampiformi (coliche), soprattutto nella parte superiore destra dell'addome, nonché una sensazione di pienezza e nausea. I dolori si irradiano talvolta fino alla schiena e alla spalla destra. Inoltre, le coliche insorgono spesso dopo aver assunto determinati alimenti – soprattutto in seguito all’assunzione di cibi molto grassi. Nella maggior parte dei casi, gli attacchi durano circa un'ora e poi si attenuano, per ripresentarsi con dolore a un ritmo di diverse ore.
Invece i sintomi dei calcoli del dotto biliare non sono concentrati su un solo lato, bensì di solito si estendono a tutta l'area del tronco; inoltre, possono causare ittero, cioè una colorazione gialla della pelle e degli occhi. Questo perché i calcoli nel dotto biliare impediscono alla bile di defluire e quindi la bilirubina, il pigmento della cistifellea, non può più defluire e provoca tale colorazione. Inoltre, possono comparire feci chiare e urine scure, "color ruggine".
Se il dolore persiste e si aggiungono altri sintomi come la febbre, si può anche trattare di una infiammazione della cistifellea (colecistite). Alla base vi può essere un’infezione batterica della colecisti, a volte sono proprio i calcoli stessi a provocare un’infiammazione.
Come si formano i calcoli?
I calcoli biliari si formano quando la bile diventa viscosa, si addensa e si indurisce, creando i calcoli che si depositano nell'organo. Un processo che si sviluppa se la normale composizione della bile si sbilancia. Questa è composta principalmente da acidi biliari, colesterolo e bilirubina, il pigmento della bile: se il contenuto di colesterolo aumenta eccessivamente, gli acidi biliari non riescono più a scioglierlo, esso quindi si cristallizza e si formano i calcoli (calcoli di colesterolo).
Quando al contrario si sviluppa troppa bilirubina, si formano i cosiddetti calcoli pigmentati, che sono un po' più morbidi dei calcoli di colesterolo.
Tra i fattori di rischio che agevolano la formazione di calcoli biliari, ricordiamo:
- Appartenere al genere femminile
- Fertilità, gravidanza
- Età uguale o superiore a 40 anni
- Sovrappeso
- Avere la pelle chiara
- Predisposizione familiare.
Oltre ai fattori di rischio, vi sono anche diverse malattie che possono influenzare una maggiore formazione di calcoli biliari, come la fibrosi cistica o la distrofia muscolare. Entrambe favoriscono lo sviluppo di calcoli biliari.
Come diagnostica il medico i calcoli biliari?
Per consentire al medico di riconoscere senza dubbi i calcoli biliari, sono importanti un colloquio dettagliato, un esame fisico e un esame del sangue: così si chiariscono i fattori di rischio come la predisposizione familiare e si localizzano eventuali disturbi come il dolore addominale. Per una diagnosi corretta è importante anche fare luce sulle varie cause. Invece che localizzarsi alla cistifellea, è possibile che i disturbi siano provocati da una pancreatite (infiammazione del pancreas).
Per una diagnosi più approfondita, spesso si esegue un esame ecografico; nella maggior parte dei casi, l’ecografia permette di identificare chiaramente i calcoli nella cistifellea. Più complicato è invece identificare i calcoli del dotto biliare: in caso di sospetto, spesso si esegue un'endosonografia (esame ecografico dall'interno). Se nel corso di questo esame si possono individuare i calcoli del dotto biliare, si è anche in grado di rimuoverli direttamente. In questo caso, la diagnosi e la terapia avvengono contemporaneamente.
Come tratta il medico i calcoli biliari?
Solitamente i medici trattano i calcoli biliari solo se sono alla fonte di disturbi e, a seconda dell’entità dei sintomi, si sceglie la terapia adeguata.
Numerose opzioni terapeutiche sono disponibili:
- Farmaci per il dolore e i crampi
- Farmaci per far sciogliere i calcoli biliari (chemiolitolisi)
- Endosonografia: rimozione endoscopica dei calcoli del dotto biliare (ERCP: colangiopancreaticografia percutanea transepatica)
- Intervento chirurgico per rimuovere la cistifellea.
I calcoli biliari vengono innanzitutto trattati in modo sintomatico: di solito sono prescritti farmaci antidolorifici per contrastare i crampi addominali. Tuttavia, in molti casi la terapia a lungo termine non riesce ad alleviare i sintomi in modo permanente e quindi è necessario rimuovere i calcoli. A tal fine, esiste la possibilità di effettuare una cosiddetta chemiolitolisi o una ERCP:
- La chemiolitilisi (o chemiolisi) consiste in un trattamento farmacologico mirato ad eliminare i calcoli. Risulta efficace solo se i calcoli sono di piccole dimensioni e Questi possono essere sciolti dall'acido ursodesossicolico (UDCA) contenuto nel farmaco. La terapia dura solitamente 12-18 mesi; tuttavia, poiché solo il 70% circa dei calcoli biliari può essere rimosso in questo modo, viene oggi raramente utilizzata.
- Con una ERCP un endoscopio viene inserito nello stomaco e nel duodeno attraverso l'esofago. Il dotto biliare viene evidenziato con un mezzo di contrasto, che rende visibili i calcoli del dotto biliare. Ciò consente di procedere direttamente alla loro rimozione.
Una volta rimossi i calcoli biliari, permane comunque il rischio di una recidiva, ovvero che si possano riformare. Solo un intervento chirurgico di rimozione della colecisti garantisce che a lungo termine il problema non si ripresenti: nonostante ciò, i calcoli biliari possono ancora formarsi nei dotti biliari ed è possibile che sintomi come gonfiore e flatulenza persistano anche dopo l'intervento. Questi sintomi possono di solito essere trattati in modo sintomatico con farmaci appropriati.
La rimozione della cistifellea (colecistectomia) rappresenta uno degli interventi chirurgici effettuati con più frequenza. Sue possibili complicazioni sono costituite da emorragie e infezioni batteriche, che infiammano i dotti biliari. In questo caso è spesso necessario assumere antibiotici. In generale, comunque, essere senza la colecisti non peggiora la qualità della vita, poiché i dotti biliari assumono successivamente la funzione di stoccaggio tipica della cistifellea.
I calcoli biliari che non danno sintomi restano spesso non diagnosticati (“calcoli silenti“). Questi calcoli asintomatici, diagnosticati solo per caso, di solito non vengono trattati. Esistono però anche casi eccezionali in cui la terapia ha senso nonostante l'assenza di sintomi.
I criteri per considerare tali eccezioni sono:
- Calcoli della dimensione maggiore di tre centimetri. In caso di calcoli così consistenti, viene raccomandata la rimozione, in quanto essi aumentano il rischio di formazione di tumori alla colecisti.
- Se oltre ai calcoli è presente un polipo nella colecisti, più grande di un centimetro.
- Se oltre ai calcoli è presente una calcificazione della cistifellea (cistifellea a porcellana).
I calcoli nel dotto biliare non vengono trattati all'inizio, dal momento che potrebbero scomporsi da soli e dissolversi nell'intestino. Tuttavia, se ciò non accade, il trattamento diventa indispensabile, perché i calcoli nel dotto biliare spesso bloccano il flusso della bile. Questo blocco può apportare ulteriori infezioni batteriche e infiammazione della cistifellea. La rimozione dei calcoli mira quindi a migliorare il flusso della bile.
Cosa si può fare da soli quando si è affetti da calcoli?
I sintomi tipici dei calcoli biliari, come il dolore addominale, si manifestano spesso dopo il consumo di determinati alimenti: è importante dunque evitare tali fattori scatenanti per alleviare i crampi.
Innanzitutto, per scongiurare i calcoli biliari si raccomanda di mantenere sotto controllo i fattori di rischio: fare attenzione all’alimentazione ed evitare il sovrappeso. A tale scopo e comunque per conservare uno stile di vita generalmente sano, è utile una moderata e costante attività fisica.
Pubblicato il: 07.04.2025
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